Avete mai pensato di imparare le leggi della fisica con Minecraft o conoscere alcuni eventi storici della Prima guerra mondiale con Medal of Honor o Call of Duty?
Press Start to Learn 2.0 è un progetto di IVIPRO EDU, l’Italian Videogame Program, che si occupa di sensibilizzare sull’utilizzo dei videogiochi in ambito educativo e al quale hanno partecipato gli studenti, le studentesse e alcuni docenti delle classi II A e II B del Liceo Artistico Foppa, corso Audiovisivo Multimediale e corso Arti Figurative.

Il progetto, realizzato nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola promosso da MiC (Ministero della Cultura) e MIM (Ministero dell’Istruzione e del Merito), propone un approccio inedito che, per la prima volta, non contrappone videogiochi e studio, ma li integra, riconoscendo al medium videoludico una forte valenza didattica e culturale.
Tra gli obiettivi del percorso c’è anche quello di far conoscere le figure professionali del settore e le opportunità che questo mondo può offrire.
“Questo progetto – racconta il prof. Abastanotti, tutor del percorso Audiovisivo Multimediale del Liceo Foppa – nasce dalla volontà di ricercare linguaggi innovativi e al passo con i tempi. I videogiochi hanno il pregio di saper raccontare storie con un linguaggio accattivante ed eclettico. Inoltre volevamo mostrare le numerose figure professionali, spesso nate proprio in ambienti artistici e con un’utenza giovanissima anche tra i professionisti, che si occupano di scrivere, disegnare, programmare, pensare e costruire esperienze ludiche, con un’idea che si trasforma in digitale solo alla fine”.

“Di anno in anno – spiega Andrea Dresseno, Presidente dell’Associazione IVIPRO – aumentano gli istituti che decidono di integrare i videogiochi all’interno del proprio piano didattico. L’obiettivo è duplice: da una parte promuovere un uso consapevole del videogioco, evidenziandone i legami con ciò che si studia a scuola; dall’altra comprenderne i processi creativi. Il videogioco può quindi essere una risorsa in più all’interno del contesto scolastico. Un nuovo stimolo, accanto a libri e film, per l’approfondimento e come fonte di discussione”.
I videogame possono essere un buon alleato didattico per un coinvolgimento più attivo degli studenti nell’apprendimento? Lo chiediamo ad alcuni insegnanti che hanno seguito il corso a loro dedicato.
Secondo la prof.ssa Fioletti, docente di Lingua e Letteratura Italiana, sì!
“I videogiochi possono trasformare l’apprendimento in un’esperienza coinvolgente, personalizzata e inclusiva. Rappresentano un ponte tra culture e abilità diverse, creano esperienze emotive che uniscono in cui ogni studente trova il proprio ruolo ed esce dalla propria esperienza personale per provare a guardare da un’altra prospettiva”.

Anche per la prof.ssa Quecchia, docente di Scienze Naturali:
“I videogiochi possono arricchire le lezioni rendendo l’apprendimento più dinamico e avvincente. Attraverso il gioco, gli studenti possono sviluppare il pensiero critico ed approcciarsi al problem solving. Se progettati per essere giocati da più persone, i videogiochi favoriscono inoltre la comunicazione e il lavoro di squadra. Sono strumenti inclusivi, che possono essere adattati alle diverse necessità e stili di apprendimento degli studenti.”
È quindi possibile insegnare divertendo?
“Certo e mantenendo il costante legame che esiste tra la cultura e il valore della scuola – spiega il prof. Abastanotti. Teniamo presente che alcuni videogiochi, per la qualità grafica e per il livello di scrittura e profondità di testo, riescono a coinvolgere studenti che, diversamente, si annoierebbero, permettendo, oltretutto, momenti di scambio, di relazione e di condivisione delle competenze che una classica lezione frontale difficilmente riesce a creare”.
Cosa ne pensano gli studenti del II anno del corso Audiovisivo Multimediale?
Per Laura Panizza: “Questo progetto mi ha permesso di conoscere un mondo che non avevo mai preso in considerazione. È stato molto interessante che i professori lo abbiano proposto come oggetto di studio. Mi piacerebbe anche in futuro continuare ad imparare attraverso mezzi interattivi che stimolino la creatività, possano essere divertenti e, allo stesso tempo, seri e istruttivi”.

Invece Emma Marinoni solleva qualche dubbio: “Non pensavo che il mondo dei videogiochi fosse così ampio e complesso. Personalmente preferisco studiare sui libri invece che davanti a uno schermo, e sono convinta che istruzione e videogiochi debbano restare ambiti separati. Trovo invece interessante la possibilità di mettere in pratica quanto studiato attraverso un gioco interattivo”.
Solo un aiuto per lo studio o anche un’opportunità professionale?
Su questo tema abbiamo sentito come la pensano alcuni professionisti intervenuti durante il progetto:
Claudia Molinari, game designer di We Are Muesli: “La game industry è spesso percepita come lontana o inaccessibile ma, dietro ogni gioco, ci sono creatività, metodo e lavoro di squadra. Il game design non è solo “fare giochi”, ma un modo di pensare e progettare esperienze”.

Davide Pensato, game audio designer di dpstudios: “Consiglio ai ragazzi e alle ragazze che vogliono lavorare in questo mondo di credere in sé stessi, nelle proprie capacità. Avere talento aiuta ma è essenziale studiare, così come approcciare i propri limiti in maniera costruttiva. Se volete seguire questa strada provateci usando tutti gli strumenti che avete a disposizione”.

Christian Steve Scampini, game artist freelance: “Conoscere questa possibilità permette agli studenti di avere un nuovo punto di vista che possa aiutarli nell’orientamento. Spesso non traspare ma il settore game e le professioni correlate hanno un’importante dimensione umana, con profondi valori che possono contribuire allo sviluppo della cultura italiana”.

Ufficio Comunicazione, Liceo Artistico Foppa e Istituto Piamarta