Giandomenico, Allyson e Benedetta analizzano diversi comportamenti correlati al bullismo: outing and trickery, exclusion e gromming, evidenziandone rischi, conseguenze e aspetti principali.
Outing and Trickery
L’outing and trickery è un comportamento che consiste nel pubblicare o condividere con terze persone le informazioni confidate dalla vittima in seguito a un periodo di amicizia. L’aggressore può agire attraverso un blog, e-mail o altre applicazioni, senza alcuna autorizzazione dell’interessato.
Le informazioni vengono spesso condivise con amici o parenti che possono sollecitare a condividere dei segreti o informazioni imbarazzanti su un amico in comune, su un docente o su un conoscente per poi diffonderli ad altre persone.
Ritengo che se un amico condivide con qualcuno delle informazioni private non si debba condividerle con delle altre persone, come segno di rispetto: non si può sapere se l’altra persona lo dirà a qualcun altro, dando inizio alla condivisione del segreto a chiunque.
Nonostante questo molta gente lo fa magari per apparire migliore agli occhi degli altri. Il fenomeno di outing and trickery può portare a condanne penale come inserito nell’art.595, comma III, riguardante la diffamazione, e nell’art. 615-bis che riguarda le interferenze illecite nella vita privata.
Exclusion
L’exclusion è una tipologia di bullismo o cyberbullismo, in base al contesto in cui si verifica. Consiste nell’escludere una persona da un gruppo con il solo scopo di ferirla, producendo conseguenze devastanti soprattutto per gli adolescenti perché, a questa età, per i giovani è importante far parte di una comunità.
L’exclusion può avere effetti negativi anche a livello di depressione e di autostima, per un soggetto che crede di essere inferiore agli altri perché escluso.
Il bullo tende a evitare denunce per molestie fisiche o verbali non lasciando tracce scritte, ma emargina la vittima dal social e dal sociale, ferendola gravemente; è importante per lui essere sostenuto dai coetanei che lo aiutano nel suo intento.
Questi bulli agiscono quindi in maniera subdola, perché conoscono i punti deboli della vittima disinteressandosi dei suoi sentimenti. Non sempre a escludere sono persone della stessa età, finti amici, ma addirittura famigliari, che confondono la complicità tra fratelli con l’aspetto diffamante ed emarginante.
Il ruolo dell’esclusione non deve essere sottovalutato perché nella società di oggi è molto importante far parte di un gruppo (di amici, compagni di squadra, di scuola), ed essere esclusi rappresenta la fine della socialità, portando le vittime a soffrire molto e, in certi casi, ad arrivare a conseguenze estreme.
Non concepisco nessuna forma di bullismo, perché non posso immaginare quanto possa essere cattiva una persona che è felice del male altrui; per questo penso che i bulli dovrebbero mettersi nei panni della vittima per riuscire a capire cosa prova.
A parer mio l’esclusione è una cosa sbagliata perché porta le persone a sentirsi brutte dentro, proprio perché, venendo escluse e magari derise, si sentono sbagliate sotto vari aspetti.
Se io mi mettessi nei panni della vittima, mi sentirei come se la mia vita non avesse un senso, poiché andare a scuola senza avere nessun amico che ti aspetta e con cui condividere le belle e brutte cose e ritrovarsi da solo con tutti gli occhi puntati addosso mi creerebbe un senso di oppressione e disagio.
Grooming
Il grooming, dall’inglese “groom”, significa “prendersi cura”, “curare”: è una tecnica di manipolazione psicologica che gli adulti, potenziali abusatori, utilizzano per sedure bambini o adolescenti fino a stabilire gradualmente una connessione intima o sessuale. Gli abusatori, per entrare in contatto con le loro vittime, utilizzano mezzi di comunicazione come i social o gli strumenti messi a disposizione dalla rete.
In genere dopo i primi contatti che avvengono solitamente tramite internet e i social network l’abusatore tende ad informarsi sulla privacy della vittima; dopo aver raccolto abbastanza informazioni instaura un rapporto di fiducia, condividendo ad esempio aspetti comuni, per passare poi a confidenze più private e intime. Quando l’adulto è certo di non essere scoperto, inizia la fase dell’esclusività, che rende impenetrabile la relazione ad esterni: è qui che può avvenire la produzione, l’invio o lo scambio di immagini a sfondo sessuale.
Le stesse immagini poi spesso vengono utilizzate in forma ricattatoria in seguito ad un eventuale rifiuto della vittima di continuare il rapporto online o di avviare una vera e propria relazione sessuale offline.
Bisogna comunque considerare che c’è un’età minima per l’utilizzo dei social network e andrebbe sempre rispettata, soprattutto sapendo che al giorno d’oggi i social non sono sicuri: se lasciati a bambini piccoli, quindi più fragili, possono essere un rischio.
Ciò significa che devono essere coinvolti necessariamente anche i genitori, il che permetterebbe loro di diventare un punto di riferimento e di essere in grado di riconoscere eventuali segnali di pericolo o richieste di aiuto. Se entriamo nell’ambito psicologico, si nota che il bullo presenta le stesse caratteristiche della vittima: entrambi hanno bisogno di attenzione, ma con fini e scopi differenti.
Credo che sia normale che la vittima si senta impotente davanti a tali ricatti, ma penso anche che sia importante che trovi la forza di rivolgersi alle autorità oppure a qualcuno in grado di aiutarlo ad uscire da questa situazione, poiché c’è sempre una soluzione.
Giandomenico, Allyson e Benedetta, Liceo Artistico Foppa – indirizzo Achitettura e Ambiente Quadriennale