Insieme a Giacomo, Pietro e Sofia, andiamo alla scoperta di alcuni fenomeni legati al bullismo, sempre più frequenti e da evitare il più possibile: denigrazione, impersonato e trolling. Conoscerli è il primo passo per riconoscere ed evitare comportamenti scorretti e lesivi.
Denigrazione
Spesso si sente parlare di bullismo senza che esso venga definito.
Il bullismo può essere suddiviso in varie categorie che riguardano diversi atteggiamenti e diverse situazioni: una tra queste categorie è la “denigrazione”, ovvero lo svilimento di qualcuno a cui vengono attribuiti difetti spesso inventati, o vengono tolti il merito e il “buon nome” intenzionalmente.
La denigrazione è una forma di bullismo che agisce alle spalle della vittima ed è il perfetto esempio di bullismo, perché una persona – il bullo – crea un complesso mondo intorno a una vittima che non può difendersi. In questo caso la vittima non può fare niente, perché nella maggior parte dei casi non sa quello che viene detto e non si può quindi rendere conto della situazione. Il bullo in questo caso agisce tramite la disinformazione, che può arrivare anche a un livello indiretto: una voce su qualcuno è come un’immagine che viene diffusa, non si può sapere fino a dove essa arriverà e che uso ne farà la gente; livello indiretto significa che si arriva a un punto dove non deve più per forza esistere una persona che denigra, in quanto basta la voce che “gira”.
Al giorno d’oggi trovo che la sensibilità sui temi del bullismo sia a volte un po’ esagerata e può diventare un problema quando alcuni episodi non gravi vanno a oscurare eventi più importanti: spesso accade che qualcuno esprima la sua opinione e qualcun altro si offenda chiamando poi l’evento “bullismo”.
Il bullismo rimane un argomento molto serio e complesso da approfondire e, come è composto da casi che sono semplici esagerazioni, è anche composto da casi molto gravi che possono danneggiare la vita di una persona.
Impersonation
Impersonation, letteralmente imitazione, è il fingersi un’altra persona per danneggiare la sua reputazione e metterlo in cattiva luce, attraverso account falsi dove vengono condivise immagini o vengono inviati messaggi di insulto. Il fenomeno dell’impersonation avviene soprattutto attraverso i social, infatti è identificato come cyberbullismo.
A parer mio chi pratica questo tipo di cyberbullissimo è un vigliacco perché oltre a nascondersi dietro ad un telefono o a un computer, si nasconde anche dietro un’altra identità. Penso che le sue conseguenze possano essere gravi, perché non sempre chi ha subito il furto d’identità riesce a dimostrare che non è stato lui a scrivere quei messaggi o ad aver condiviso quelle immagini.
L’impersonation è considerato un reato e viene punito penalmente dall’art. 494 – sostituzione di persona, dall’art. 615 – accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, e dall’art. 615 – detenzione e diffusione abusiva di accesso a sistemi informatici o telematici.
Trolling
“Trolling” significa comportarsi da “troll”: si tratta di utenti che non perseguono altri scopi fuorché quelli di disturbare, mettere in cattiva luce persone e aziende per causare più danni possibili.
Chiunque abbia un profilo social si sarà trovato sicuramente in una situazione simile, o avrà sentito qualche notizia a riguardo: utenti che disturbano le chat con commenti inappropriati, attaccano verbalmente e provocano. In altri casi più gravi possono danneggiare l’immagine o addirittura diffondere fake news in rete.
L’obiettivo del troll è diffondere il caos: all’inizio del fenomeno l’intento era quello di trasformare tranquille discussioni in dibatti, oggi il trolling è spesso molto di più, l’obiettivo è danneggiare la reputazione o diffondere verità alternative.
Un consiglio diffuso e importante per fronteggiare i troll è ignorarli, seguendo il motto “don’t feed the troll”, letteralmente “Non dare da mangiare al troll”. I troll per lo più sono alla ricerca di un palcoscenico per il loro odio e le loro provocazioni. Se non ricevono attenzione, spesso lasciano perdere. Gli utenti sui social possono bloccare i profili dei troll e possono segnalare commenti che ritengono inadeguati. Se si vuole rispondere a un troll, lo si deve fare una volta per tutte, brevemente, basandosi sui fatti; un’alternativa è affrontare il troll con umorismo, cosa che può farlo tacere. Altre volte, invece, nei loro commenti c’è un granello di verità e, se così è, bisogna assumersi le proprie responsabilità.
Il 13% dei ragazzi italiani ha subito il trolling; a parere mio, per fermare questo fenomeno, bisogna far sì che i genitori diano un buon esempio ai propri figli, educandoli, e che i social media vengano controllati, in modo che i figli non subiscano o causino il fatto.
Giacomo, Pietro e Sofia, Liceo Artistico Foppa – indirizzo Achitettura e Ambiente Quadriennale